Svezia: nasce il museo dedicato ai cibi disgustosi
Di Gianluca Ricci
È ben vero che in tempi di turboturismo e di globalizzazione del viaggio è sempre più difficile trovare un’attrattiva che sia in grado di deviare i flussi e attirare persone in un determinato luogo.
Tuttavia ogni tanto esplodono idee che, anche solo per la loro originalità o per la loro sfrontatezza, meritano un minimo di attenzione.
Una di queste l’ha avuta lo psicologo statunitense Samuel West, che nella città svedese di Malmö ha pensato bene di aprire un museo dedicato ai cibi più disgustosi del mondo: si chiama Disgusting Food Museum, giusto per non lasciare nulla all’immaginazione, e raccoglie le specialità culinarie più improbabili raccolte in giro per il pianeta.
Un tour fra veri e propri orrori del gusto, a considerarli tutti insieme, ma non tutti tali secondo le popolazioni che ne apprezzano le specificità organolettiche: degustare infatti un formaggio con la muffa come il Gorgonzola a noi italiani pare cosa normale, ma se si propone lo stesso piatto ad una persona che non lo ha non solo mai assaggiato, ma nemmeno visto, probabilmente avrà una reazione di disgusto per noi incomprensibile.
La stessa che noi avremmo probabilmente ammirando un bel piatto di squalo marcio, dall’inconfondibile aroma, che invece gli islandesi mostrano di apprezzare al punto da fare veri e propri sacrifici pur di assicurarsene un po’ sulla loro tavola.
E che dire di una bella fetta di durian, il frutto più puzzolente del globo, originario del sudest asiatico?
La sua polpa ha un sapore anche umanamente accettabile, ma bisogna fare i conti con l’aroma che esala una volta liberato dalla sua scorza: e non si tratta di un’esagerazione (provare per credere), visto che in Malaysia e a Singapore specifici cartelli vietano ai passeggeri dei mezzi pubblici di portare a bordo anche solo un boccone del pestilenziale frutto.
Difficilmente a qualcuno potrebbe venire in mente di assaggiare un pezzettino di pene di bue crudo, cosa che invece fanno da qualche parte sul pianeta, ma non dobbiamo stupircene noi che mangiamo rognone e trippa, delicatezze che qualcuno sicuramente mostrerebbe di non gradire.
E il porcellino d’India arrosto? L’effetto è quello del topo infilzato su uno spiedo, con tutte le remore del caso se si dovesse provare ad assaggiarne un pezzettino.
Eppure noi troviamo gustose le lumache e persino le rane, che qualcun altro invece inorridirebbe solo a prendere in mano.
Ma non pensiamo di cavarcela a buon mercato: nel museo degli orrori del cibo c’è un posticino anche per l’Italia, occupato dal casu marzu della Sardegna, un formaggio che acquista il suo inconfondibile sapore grazie alla presenza al suo interno delle larve della mosca.
Non poteva nemmeno mancare un omaggio al Paese ospitante, la Svezia: di particolarmente disgustoso (per i non svedesi) c’è l’aringa fermentata, di cui spiace non tanto il sapore, anche se particolarmente intenso, quanto il puzzo tremendo, che difficilmente qualcuno potrebbe confondere per aroma.
A ciascuno il suo, insomma, con tutto quel che segue.
Perché non è buono ciò che è buono, come recita un vecchio adagio popolare, ma è buono ciò che piace.
Pronti allora per un bel piatto di larva del legno australiana?