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Lussemburgo: un’utopia nel cuore dell’Europa

Luxembourg, Ville de Luxembourg

Lussemburgo, una realta’ europea

Uffici, banche e assicurazioni, intervallate solo dalla quiete di qualche campo di mais.

Forse gli ultimi, prima che il “progresso” edilizio e finanziario li spazzi via. Ci sono anche i big four in questo tripudio di giacche, cravatte, suv e 24ore. Tutto calmo, silenzioso, ordinato, pulito.

Non è un’utopia e nemmeno una distopia: siamo in Lussemburgo. Nel Granducato, fondato nel 1815 nel contesto dell’Europa post-napoleonica del congresso di Vienna, convivono l’attaccamento alla tradizione aristocratica, tipico in tutto il Benelux, e l’europeismo apolide.

Un paese formato quasi per metà da expats (contro l’8% dell’Italia, per quanto la percezione ne deformi spesso il numero e la portata), spesso “patria di passaggio” dove non si resta più di due o tre anni e nel quale risiedono circa 23.000 italiani, terza comunità dopo portoghesi e francesi: qui l’immigrazione non è una paura ma una risorsa; si tratta però esclusivamente di stranieri aventi un lavoro in loco, quasi sempre qualificato e ben retribuito, mostrando che i criteri di accesso nel Granducato sono stringenti, come mi conferma un avvocato penalista che si occupa di immigrazione irregolare e abusi polizieschi.

Ciononostante multiculturalismo e multilinguismo caratterizzano il paese di Robert Schuman, facendone un esempio per tutto il continente. Sembra essere la realizzazione di quegli ideali di pace, benessere e cooperazione che animarono i firmatari dei Trattati di Roma nel 1957.

Qui esiste l’identità europea, caratterizzata non tanto da limiti e assoluti, quanto piuttosto dalla permeabilità etnica, linguistica (si parlano correntemente inglese, francese, tedesco e luxemburgeois) e religiosa (un sales manager del luogo afferma di trovarsi a contatto con 50 nazionalità solo nel suo ufficio).

Tale realtà, che certo non si nutre di solo cosmopolitismo, è voluta, creata e supportata da un governo consapevole che lavora per migliorare i diritti sociali, già ottimi, dei propri cittadini.

Disoccupazione molto bassa (5% circa la generale, 14% circa quella giovanile), emigrazione più voluta che necessitata (dagli attuali 602.000 abitanti il governo vorrebbe passare a oltre 700.000 in pochi anni), buona redistribuzione del reddito (salario minimo 2500 euro lordi circa, reddito medio intorno ai 60.000 euro; disparità di retribuzione tra uomini e donne quasi inesistenti, con un 5,4% di differenza contro la media europea di 16%), poca delinquenza e servizi pubblici efficienti.

La sicurezza colpisce, un expat italiano (nessuno si definisce mai immigrato) che abita qua da anni parla di “non aver mai visto un furto”, di “tornare a casa tranquillo anche in piena notte” e di “non dover fare attenzione”

Per raccontarvi il funzionamento di questo piccolo paese, anche se un po’ monotematico nei settori della finanza e della burocrazia (interessante a tal proposito la battuta di un connazionale, impiegato in Lussemburgo da tre anni presso una compagnia di consulenze finanziarie, che quando gli chiedono “Come mai in Lussemburgo?” risponde “Per il clima, ovvio”), uso l’esempio dell’autobus.

Quando salite su un bus in Lussemburgo dovete tenere a mente che dal 1 gennaio 2020 il trasporto pubblico (treni inclusi) sarà completamente gratuito, estremamente efficiente (contro la logica della necessità delle privatizzazioni) e che l’autista che vi porterà a destinazione parla 3 o 4 lingue e guadagna più del doppio di quanto potreste immaginare.

Lo so, fa rabbrividire.

La civiltà.

Bernardo Bertenasco

Luxembourg, Ville de Luxembourg

bernardobertenasco@outlook.it

 

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