Siamo in Argentina. Da qualche settimana non maciniamo chilometri. Ho sentito qualche amico via facebook e ho riflettuto …
Quando abbiamo deciso di partire per questo viaggio, amici, conoscenti, parenti, si sono tutti soffermati sul “nostro coraggio” nel mollare tutto, sulla nostra “scelta coraggiosa” nel decidere di lasciare la sicurezza e l’agiatezza di un buon stipendio, due case, un’ auto e molto altro.
Ogni volta che pensavo alle loro parole, riuscivo a cogliere in pieno il senso che volevano trasmettere con l’aggettivo “coraggiosa”. Si, mi dicevo, non e’ da tutti fare quello che stiamo facendo. Ci vuole coraggio, pelo sullo stomaco e anche una certa dose di “leggerezza dell’essere” per farlo.
Solo oggi ho capito il perchè ero d’accordo con la definizione di “coraggiosa” che mi attribuivano: ero d’accordo perchè in fondo in me c’era una certa dose di paura. Anzi, potrei dire tanta paura a dispetto di quello che, chi mi ha sentito parlare con tanta spensieratezza della mia partenza per il “mondo”, poteva pensare di me alcuni mesi fa.
Come accade per ogni elemento dell’ universo, secondo la legge (inkaica e non solo) dualistica dell’equilibrio cosmico, c’e’ bisogno di poli opposti che si compensino: dunque e’ importante che al sole si alterni la luna, al giorno la notte, all’uomo la donna e così al coraggio la paura.
Avevo paura.