Miniere, la vita sotto terra in Bolivia
Siamo in Bolivia, a Potosì, il paese che, insieme al Paraguay, rappresenta quanto di più povero sia rimasto nel secondo mondo, il Sud America. Qui, nonostante ciò, ferve un’energia inspiegabile: per le strade, tra la gente e persino sottoterra. Immaginereste mai di poter vivere intere giornate senza vedere la luce del sole, respirando polveri tossiche, facendo un solo pasto al giorno, passando da 40gradi a zero in pochi minuti e infilandovi in cunicoli strettissimi a centinaia di metri sotto terra con un intera montagna bucata come un groviera sulla testa?
A Potosì, da generazioni, il lavoro nelle miniere e’ il principale impiego e viene tramandato da padre in figlio come fosse un’arte.
Un minatore e’ un vero imprenditore di se stesso, paga una concessione annuale ad una cooperativa per l’utilizzo della miniera e tutto ciò che trova e’ suo ad eccezione di un altro 15% che lascia ogni mese a quest’ ultima.
I minatori si dividono in 2 categorie: chi trova la vena di minerali, fa fortuna e di conseguenza oltre a comprarsi casa e macchina riesce a migliorare i propri standard lavorativi (banalmente riesce a far arrivare dei tubi di ossigeno nella zona del suo scavo o utilizza strumenti moderni per l’estrazione del minerale) e chi invece non fa fortuna e continua a vivere di stenti e a lavorare con metodi che risalgono al 1600. Le 2 categorie hanno in comune il medesimo destino: vivere non oltre i 50\55 anni.
Siamo scesi nella miniera attiva del Cerro Rico accompagnati da ex minatori (ex solo perchè colpiti da incidenti gravi che sebbene gli abbiano risparmiato la vita, non gli permettono più di continuare il proprio lavoro) per toccare con mano l’arte, le difficoltà e la devozione di chi scende a lavorare sotto terra.
Proprio come fa un minatore ogni mattina, ci siamo fermati a comprare un candelotto di dinamite per 20 bolivianos (circa 3$) e fatto scorta di foglie di coca (i minatori ne masticano fino a 300 al giorno, circa 25 volte in più di quanto siano soliti fare i Boliviani, per non sentire fame, sete, sonno, fatica).
Abbiamo assistito alla loro preparazione: prima di scendere sotto terra trascorrono alcune decine di minuti in totale silenzio pensando solo a ciò che dovranno fare una volta nella miniera, una sorta di ritiro mentale e spirituale.
Già a pochi metri dall’entrata siamo stati assaliti da polveri che rendevano quasi impossibile la respirazione, abbiamo camminato carponi scendendo in cunicoli da cui a stento passavamo, il tutto con la temperatura che aumentava e l’ossigeno che diminuiva. Alcuni di noi sono dovuti tornare indietro e chi e’ rimasto ha fatto su di se un lavoro psicologico non da poco… eppure gli eroi sono loro che lo vivono tutti i giorni.
La miniera e’ un luogo sacro, il minatore venera 2 divinità: la Pachamama (madre terra) e El Tio (il signore del sottosuolo, compagno della Pachamama).
Entrambe le divinità vanno onorate. Poiché la miniera e’ un luogo privo di ogni forma di vita, la Pachamama viene festeggiata una volta all’anno con una vera festa che si svolge sotto terra. In quest’ occasione la miniera viene abbellita con petali di fiori e festoni colorati con il solo obiettivo di renderla bella, viva e fertile in modo che possa restituire dei doni.
El Tio, costruito dai minatori dove sono stati rinvenuti grosse quantità di minerali, viene onorato tutti i giorni con doni (foglie di coca, sigarette e alchool).
È rassicurante vedere come al mondo ci siano delle persone che nonostante facciano un lavoro pericoloso e umile riescano a mantenere una relazione con il pianeta terra capace di alimentare un circolo virtuoso di energia positiva (scambiano amore, devozione e doni in cambio della propria vita e dei minerali che troveranno). Loro sanno che il pianeta terra e’ vivo, ha amore ed energia in equilibrio con gli esseri viventi e per questo cercano di non incrinarne i meccanismi.
È sconcertante invece vedere come noi occidentali, pur facendo i nostri lavori su sedie di pelle in stanze pulite e confortevoli continuiamo ad avvelenare il pianeta e che con le nostre energie negative trattiamo il mondo come natura morta.
Melissa e Pierluigi